Glifosato. Nemico o amico delle coltivazioni dell’uomo?

16.04.2018


Con il presente post non intendo dare una sentenza definitiva all’argomento, ma riportare una serie di concetti estrapolati dalle ultime ricerche. Recentemente la comunità scientifica ha affermato (Glyphosate not classified as a carcinogen by ECHA) che il glifosato (erbicida totale) utilizzato in agricoltura non rientra nei cancerogeni, con buona pace dei suoi detrattori. Argomento chiuso! O forse no?

Recenti lavori, (Pesticides and public health: an analysis of the regulatory approach to assessing the carcinogenicity of glyphosate in the European Union.  Impacts of glyphosate-based herbicides on disease resistance and health of crops: a review) sembrano dissentire, inserendo il glifosato nei possibili cancerogeni.

Tra le varie cose il glifosato sembra interagire negativamente in alcune culture, anche sulle piante stesse, rendendole più attaccabili dai patogeni interrompendo la via dell'acido shikimico (che consente alla pianta di generare sostentamento a sé stessa), impoverendo la rizosfera, lo strato di terreno in cui le piante captano i nutrienti e l’acqua.

I trattamenti fito sanitari devono necessariamente essere utilizzati per preservare i volumi di produzione agricola, auspicabilmente se ridotti al minimo necessario e in momenti di massimizzazione dell’efficacia. Non esiste solo il binomio pianta e consumo della stessa da parte dell’uomo, bisogna considerare l’esistenza di un ecosistema più ampio e articolato, nel quale però siamo comunque compresi. Basti pensare a come questo erbicida interferisca negativamente sull’orientamento in volo delle api mellifere. In uno studio del 2015 (Effects of sublethal doses of glyphosate on honeybee navigation) si evidenzia appunto come dosi sub-letali di erbicida; comunque a livelli normalmente presenti negli ambienti agricoli, interferisca sulle capacità cognitive delle api incidendo svantaggiosamente sulla sopravvivenza di colonie numerose e prolifiche.  Quindi, come spesso accade, bisogna usare il buon senso nel sentenziare se una sostanza sia davvero totalmente utile o totalmente inutile. 
 
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